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  • Immagine del redattoreGiorgio Cosulich de Pecine

Lo sguardo leggero di due fotografi italiani in Giappone


di Paolo Calvetti, Direttore dell'Istituto Italiano di Cultura a Tokyo /


Il contatto con il Giappone, paese "altrui" per antonomasia. ha sempre lasciato tracce indelebili nell'animo dei suoi viaggiatori, soprattutto di quelli occidentali, stimolando in loro curiosità, dubbu interpretazioni - talvolta bizzarre nella ricerca a tutti i costi dell'esotico - , ambiziose letture di codici considerati quasi impenetrabili. Che il vistatore si Alessandro Valignano nel 16° secolo, Aldo Farsari nell'Ottocento, Roland Barthes o Goffredo Parise nel secolo scorso o più di recente Cees Nooteboom, si nota sempre nelle loro opere una denuncia dei particolari dissonanti. un'attenzione per gli aspetti della civiltà giapponese che risultano peculiari agli occhi del viaggiatore, lontani dalle sue aspettative o, di converso, conferme di pregiudiziali schemi mentali con i quali si affronta il Giappone.


Le immagini della collezione di Giorgio Cosiulich de Pecine e Giulio Napolitano con la loro levità, quasi metafora dello strumento fotografico utilizzato, restituiscono invece una descrizione senza preconcetti di una "realtà" giapponese molto variegata. Pur attratti dal particolare staniante, Cosulich de Pecine e Napolitano non si propongono come giudici o spigolatori di fatti "strani" ma, attraverso la semplice ripresa istantanea di quanto visto, portano a compimento, con risultati estetici di grande interesse, la loro missione di fotografi in viaggio al primo incontro ravvicinato con una realtà nuova.

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